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Attività consiliare

COVID-19 – Quali risposte dalla politica cittadina

Il presente documento rappresenta il contributo dei firmatari al dibattito in corso sulle  urgenze da affrontare nella crisi causata dal coronavirus. Come tale deve essere considerato un documento in evoluzione, la cui stesura si amplierà nei prossimi giorni attraverso il dialogo con componenti importanti del tessuto cittadino e le proposte che giungeranno.

In alcuni casi il documento, volutamente, non distingue tra azioni sotto la diretta competenza comunali o provinciale, per poter affrontare la complessità di questo momento con lo sguardo più ampio possibile  e ricomprendendo, quindi, anche azioni che possono essere sollecitate dall’amministrazione comunale alla PAT nelle sedi opportune.

IL METODO

1. UN NUOVO SPAZIO CONDIVISO

La fase che stiamo affrontando necessita di nuove modalità partecipative. Le restrizioni dovute al distanziamento fisico, nonché le forme della tradizionale struttura politico-amministrativa, non permettono in questo momento un’operatività celere di massima emergenza.
Occorre quindi superare la tradizionale contrapposizione maggioranza – minoranza e strutturare momenti di confronto allargato agli attori del territorio: una cabina di regia, quindi, che in questa fase non può prescindere dal coinvolgimento delle rappresentanze della città, dalle categorie ai singoli esperti, che possano aggiungere valutazioni e suggerimenti; spazi di ascolto e dibattito che arricchiscano l’attività amministrativa in questo momento di difficoltà.
Da questo punto di vista potrebbe essere utile, come punto di partenza, la creazione di un nuovo sistema di governo, trasversale alle commissioni, che si confronti in modo continuativo, al fine di definire linee di lavoro, priorità ed investimenti di brevissimo, medio e lungo termine.

2. GLI STRUMENTI

Avere il quadro della situazione

Per meglio orientare le scelte politiche comunali, in ragione della complessità del tema, dei diversi provvedimenti legislativi assunti sia a livello nazionale che provinciale (con un occhio di riguardo ad eventuali iniziative dell’Agenzia del Lavoro) e delle molte iniziative di solidarietà già attuate anche da parte della società civile, sarebbe utile far elaborare agli uffici comunali un report capace di sintetizzare quanto già fatto o programmato. In particolare tale documento dovrebbe disegnare un quadro d’insieme dei provvedimenti già assunti con una sintetica valutazione previsionale circa gli impatti delle disposizioni legislative o delle azioni già attuate. 

Accanto a questa prima analisi si dovrebbero quantificare anche le risorse economiche comunali disponibili per così determinare a grandi linee i margini dei possibili interventi in conto corrente e conto capitale. 

Produzione e analisi dei dati

Potenziare il servizio di statistica del Comune di Rovereto dando mandato di integrare gli strumenti e gli indicatori oggi disponibili con nuovi strumenti ed indicatori specifici, misurabili, facilmente reperibili, pertinenti e confrontabili nel tempo.

Tutto questo per: 

  • Valutare il disagio di chi si trova a fronteggiare un’improvvisa fragilità economica: quantificare i soggetti colpiti da cassa integrazione, disoccupazione e mancanza di lavoro (in particolare partite Iva e altre tipologie di contratto) sul territorio comunale, fare valutazioni dei fattori di rischio e previsioni della durata nel tempo
  • Monitorare i miglioramenti o peggioramenti sulla cittadinanza delle azioni implementate da Comune, Provincia o altri soggetti per il superamento della crisi CV19
  • Avere dati aggiornati e puntuali sulle attività economiche e sociali per agire dove il bisogno è maggiore sia per qualità che quantità degli interventi (esempio: bar e ristoranti con o senza dipendenti)
  • Comprendere e prevedere le differenti reazioni dei vari comparti produttivi e servizi ed i conseguenti tempi di uscita dalla crisi, con particolare attenzione a quei settori la cui attività è strettamente legata alla socialità (ristorazione, cultura, turismo…)
  • Valutare l’impatto di politiche nazionali e provinciali sui soggetti economici e comprendere quali non beneficiano di eventuali coperture
  • Intervenire direttamente o attraverso i rapporti con l’amministrazione provinciale

3. TEMPI / FASI

Definire fasi di intervento

Mai come in questa situazione la politica ha dovuto fare i conti con la gestione di un’emergenza dai contorni sfumati. Quotidianamente le decisioni nazionali e provinciali incidono sulle nostre vite seguendo la priorità della salvaguardia sanitaria. In questo contesto occorre reagire immaginando che le azioni vengano messe in campo in modo coordinato rispetto ai dettami degli enti sovraordinati e scandirle nel tempo secondo differenti periodi di riapertura delle attività e dei servizi.

Ad esempio:

1. Fase: Prima emergenza (fino a maggio?) – interventi a sostegno del reddito in una cornice di estrema emergenza

2. Fase: maggio – settembre (fase 2 – inserimento di alcuni interventi d’urgenza necessari alla ripartenza) – interventi sui settori impossibilitati al ritorno all’attività ordinaria

3. Fase: da settembre in poi, fino a fine emergenza – interventi strutturali per gestione del lungo periodo / attenzione ai servizi legati alla riapertura delle scuole

CHE CITTÀ DOPO IL COVID-19

All’interno di un panorama complesso come quello di oggi abbiamo il dovere di immaginare e provare a costruire un futuro per la nostra città che tenga conto di quanto accaduto e che sviluppi con attenzione alcuni settori.

Dovremo ragionare all’interno di un bilancio che si contrae immaginando soluzioni innovative capaci di promuovere politiche espansive per il rilancio dell’impresa e misure di forte protezione sociale.
Il tessuto sociale cittadino deve poter lavorare in sicurezza e questo richiede che vi sia una forte regia comunale e un chiaro dialogo con l’amministrazione comunale.

Rovereto ha sempre basato la propria identità su un proficuo rapporto tra il mondo della cultura e il mondo della industria. A questo si è aggiunto, recentemente, anche il turismo, collante e cartina tornasole di una città capace di proporre all’esterno la propria ricchezza e vivibilità. Lontani da proposte di massa, occorre rilanciare la città per le caratteristiche che le sono tipiche e che ci riportano ad una idea di turismo di qualità, leggero e diffuso, sia territorialmente che temporalmente nell’arco dell’anno. 

Aspetto da tenere fortemente in considerazione è la presenza sul territorio di operatori culturali coinvolti nelle industrie creative.  C’è il grave rischio che gli operatori culturali rimangano esclusi dalle tipologie di intervento previste poiché sono spesso lavoratori atipici che fronteggiano quotidianamente il proprio lavoro su più tipologie di contratto. Non è possibile immaginare che il mondo della cultura si fermi per 1 o 2 anni. È urgente un raccordo tra le istituzioni culturali e i soggetti economici della città per immaginare prospettive di tenuta e di uscita del sistema.
Di pari passo, l’attenzione va ovviamente estesa a quei settori che sono caratterizzati da una forte socialità, che sono e rimarranno per un lungo periodo i più colpiti dall’emergenza. Pensiamo ai ristoratori, agli esercenti e alle piccole botteghe che animano il centro storico, a tutto quel contorno di realtà che rendono la città viva e attrattiva.

La Provincia di Trento aveva già indirizzato i propri investimenti  sulla città di Rovereto verso una transizione ecologica e digitale ( con Manifattura domani e Meccatronica) che oggi, alla luce di quanto accaduto, non va abbandonata. Rovereto rimane una città fortemente legata al manifatturiero per la presenza della più grande zona industriale del Trentino sul proprio territorio. Il rilancio di questi settore non può fermarsi per la crisi in corso poiché rappresenta lo spazio di crescita economica di cui da anni la città sente bisogno. Ma questo da una parte deve necessariamente essere ricomposto in una visione di sistema offrendo particolare sostegno a quelle imprese con progetti di sviluppo caratterizzati da maggiori possibilità di successo nonché garantendo la difesa dei soggetti più fragili, di quei lavoratori con contratti tipici e atipici sulla cui capacità di spesa si fonda la vivacità di un territorio.

 Per questo il Comune deve agire in velocità, a partire dagli investimenti per opere pubbliche e dalla prossima variazione di bilancio, per trasformare in luoghi agibili in massima sicurezza strutture di propria competenza, come scuole ed RSA, per potenziare le infrastrutture dedicate alla mobilità sostenibile e per fornire servizi alle famiglie che si accingono a tornare al lavoro. I servizi legati al mondo dei bambini e dei giovani sembrano essere i più sottovalutati in questa fase. Le azioni messe in campo per far fronte alla crisi sanitaria ed economica non possono essere attuate senza misure di sostegno alle famiglie, sia per quanto concerne l’istruzione, sia per la gestione della conciliazione famiglia – lavoro. Il rischio che ne facciano le spese donne e bambini è chiaramente troppo alto per non affrontare questo tema congiuntamente alla PAT, anche ipotizzando interventi diretti laddove si riscontrassero carenze.
Rovereto ha le caratteristiche per poter diventare luogo di sperimentazione di nuovi modelli di vivibilità a partire dalla riorganizzazione necessaria per facilitare il distanziamento fisico.
Grazie al proprio tessuto sociale ed economico, può vedere un rilancio dopo queste prime fasi di incertezza solo se la gestione complessiva del suo futuro verrà coordinata, fatta crescere e sviluppata da un’amministrazione coraggiosa. La convivenza tra nuove modalità di lavoro, mobilità sostenibile, nuove tipologie di servizi e istruzione aggiornata alle nuove esigenze richiama la politica ad un accelerazione nelle idee, nelle proposte e all’apertura a risoluzioni di problemi mai adottate prima. Non possiamo immaginare che in una fase emergenziale come questa, e in quella che ci attende, si possa procedere con paradigmi già utilizzati e mera gestione ordinaria.

COME LA CITTA SI ORGANIZZA

Occorre fin da subito riorganizzare tempi, modi e spazi della  vita cittadina con una seria e chiara pianificazione che tocchi tutti gli ambiti che sono già stati colpiti, e lo saranno anche nei prossimi mesi, dalle regole imposte dal “distanziamento sociale”. Alcune saranno azioni che coinvolgeranno professionalità tecniche per ridisegnare gli spazi pubblici e privati, altre invece saranno maggiormente rivolte al benessere e alla tutela della salute con una forte implementazione dei servizi digitali a favore dei cittadini, anche attraverso la creazione di nuovi sistemi di valutazione del benessere economico e sociale, tra tutti in primis il sistema ICEF ed un suo eventuale aggiornamento ai primi mesi del 2020. C’è bisogno quindi di uno schema di lavoro, che chiarisca a politici, tecnici e cittadinanza, quali siano le reali necessità e quali le opzioni che Rovereto può mettere in campo, anche in modo innovativo, per poter affrontare i mesi che verranno: servizi e sportelli al cittadino, mobilità, educazione e istruzione, aree pubbliche e private per la socialità (es. plateatici), aggiornamento ICEF…

ALCUNI SETTORI IN EMERGENZA

  • Nuove povertà
  • Educazione e istruzione: sia dal punto di vista architettonico – organizzativo, sia in relazione all’organizzazione familiare di genitori che devono tornare al lavoro o conciliare le esigenze educative con attività di smart working
  • Isolamento sociale: in particolare di anziani e soggetti più deboli
  • Sgravi e sostegno economici per realtà colpite dall’emergenza (cultura, turismo, ristorazione)
  • Riorganizzazione della mobilità
  • Sostegno alle aziende
  • Rilancio del sistemare turistico e culturale

PROPOSTE

Tutte le sezioni sono in costante aggiornamento

LAVORI E INCARICHI PUBBLICI

Il comune è dispensatore di reddito. In questo momento ci sono lavoratori che hanno canali di finanziamento maggiormente sicuri e veloci.

Le categorie a rischio sono i liberi professionisti ed i piccoli imprenditori (artigiani, commercianti, ecc) che non possono lavorare o che hanno sistemi di accesso alla liquidità farraginosi. All’interno di queste categorie ci sono ulteriori differenze che li rendono ancora più fragili (esempio impossibilità di richiedere congedi parentali per gestione figli minori).

Il comune deve pensare ad investire prioritariamente in opere che permettano la tenuta economica e sociale cittadina in questa fase, coinvolgendo il più possibile i lavoratori non tutelati (ad es. chi non ha un albo/collegio di riferimento); quindi non solo lavori pubblici di tipo edilizio ma anche lavori pubblici che coinvolgono altre professionalità. Esempi:

  • riorganizzazione degli spazi pubblici per migliorare la gestione delle regole di distanziamento sociale (es: riduzione posti auto per ampliamento dei plateatici).
  • definizione e supporto di una task force per ridurre il “digital divide” (divario digitale sia HW che SW che di conoscenza) che rappresenta un limite sopratutto per la didattica nelle scuole di primo e secondo grado ma non solo.
  • coinvolgimento SMR per la gestione degli spazi urbani a rischio contagio per il rispetto delle regole di distanziamento.
  • Miglioramento della mobilità alternativa (pubblica e individuale) soprattutto in previsione dell’autunno.
  • Supporto degli investimenti per portare la fibra ottica in tutti i luoghi del comune nel più breve tempo possibile.
  • Incentivo per l’uso delle mascherine individuali biodegradabili-biocompostabili.
  • Adottazione di metodi di smaltimento sicuro dal punto di vista sanitario e ambientale delle mascherine e dei guanti.

Dopo la prima fase bisognerà dedicare tempo a trovare le attività che Rovereto dovrà mettere in campo per diventare una città green a tutti gli effetti. Ci sono tantissime possibilità per farlo:

  • Riduzione emissione CO
  • Riduzione rifiuti
  • Economia circolare
  • Efficienza energetica
  • Riduzione dei consumi

CULTURA E SPETTACOLO

Non è possibile immaginare una città spenta, senza formule di salvaguardia dell’attività di spettacolo. 

Particolarmente interessante il documento prodotto da AGIS – Associazione italiana generale dello spettacolo per una riapertura graduale e in sicurezza. 

  • Recupero degli eventi e delle repliche già programmate e calendarizzate nell’anno 2020 durante il prossimo anno 2021
  • Sostegno economico in base al fatturato degli ultimi due anni
  • Per chi ha in gestione una sede per prove/formazione ecc.. con regolare contratto di locazione, prevedere un contributo sugli affitti pagati o ancora da saldare durante il periodo di lockdown 
  • Storno utenze della stessa sala durante il medesimo periodo di lockdown 
  • Ideare/programmare sin da subito eventi/spettacoli e attività culturali all’aperto con il rispetto delle norme 
  • Ideare/programmare la riapertura dei teatri con pubblico ridotto ma con disabilità dove possibile di replicare lo stesso spettacolo/performance più volte nell’arco della giornata 
  • Favorire l’ideazione/programmazione di attività culturali teatrali musicali performative in sinergia con gli enti culturali istituzionali (musei, gallerie civiche ecc) 
  • Contributi per la sanificazione e la messa in sicurezza degli spazi in locazione 
  • Rivedere il FUSP provinciale
  • Individuare spazi pubblici per manifestazioni pubbliche riorganizzandole per permetterne l’uso con le nuove regole di prossimità (esempio piazze con zone di rispetto identificate ed  uscite-entrate separate). 
  • Raddoppio delle rappresentazioni pubbliche (per dimezzare le persone ad ogni evento) o coinvolgendo professionisti della creatività per organizzare riunioni sicure.
  • Priorità nei finanziamento ai soggetti con situazioni di disagio (economico e/o sociale) e revisione contribuzione per finanziamenti non produttivi (esempio associazioni senza dipendenti e senza stipendiati o che non creano indotto sui professionisti della cultura).

BAR, RISTORAZIONE E COMMERCIO

Il settore della ristorazione è chiaramente tra i più colpiti. Con l’arrivo dell’estate e l’opportunità di ampliare gli spazi sull’esterno, è forndamentale che l’amministrazione si muova con celerità. Anche in dialogo con la PAT:

  • Risorse a fondo perduto e accesso al credito
  • Cancellazione imposte fiscali fino alla fine della crisi
  • Sospensione pagamento utenze
  • Estensione ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia
  • Aiuti sugli affitti
  • Ampliamento spazio dei tavoli all’aperto
  • Aiuti sulla messa a norma dei locali
  • Sburocratizzazione

SOCIALE

Elenco ancora in elaborazione

  • Cura dei soggetti deboli e/o a rischio disagio economico e sociale
  • Potenziamento delle attività nelle periferie anche per migliorare i rapporti sociali di auto mutuo aiuto (esempio: le circoscrizioni come attore sociale e non solo segnalatore di lavori pubblici)
  • Potenziamento dei finanziamenti al CEDAS Caritas di Rovereto.
  • Aumento finanziamenti al fondo decanale straordinario di solidarietà.
  • Supporto alle cooperative sociali che intendono trasformare la loro azione in attività e/o prodotti utili alla riduzione della diffusione del corona virus (esempio costruzione mascherine).
  • Istituzione di un numero unico (social, telefono, ecc.) di riferimento per tutte le attività messe in campo da Comune, Provincia e Stato, rapidamente consultabile dal cittadino.

MOBILITÀ INDIVIDUALE SOSTENIBILE 

La fase 2 impatterà inevitabilmente anche sul trasporto pubblico impiegato dagli studenti e dai lavoratori. Non sarà più accettabile il sovraffollamento dei mezzi pubblici e delle rispettive stazioni. L’alternativa potrebbe essere l’incremento dei mezzi di trasporto individuali con i conseguenti impatti negativi sull’ambiente. Uno scenario da scongiurare che andrebbe in controtendenza rispetto a tutte le politiche volte a ridurre la produzione dei gas climalteranti. Serve quindi un maggior impegno nel promuovere una mobilità più rispettosa dell’ambiente ed in particolare la bicicletta e la micromobilità elettrica. Sul fronte degli investimenti, serve con urgenza  una maggiore infrastrutturazione delle piste ciclabili cittadine.

ISTRUZIONE E EDUCAZIONE

In attesa dell’elaborazione del sopraccitato report, di seguito ci limitiamo a rappresentare il tema del diritto allo studio ed in particolare alcune criticità che assieme a tanti altri genitori stiamo vivendo e che potrebbero avere, se non correttamente gestite, delle pesanti conseguenze sul livello di formazione dei nostri figli e sulla reale possibilità di garantire la conciliazione tra famiglia e lavoro.

Siamo assolutamente consapevoli che le problematicità da affrontare in questo momento siano ampie e complesse e che vi sia la necessità di concentrarsi anche sulle situazioni di maggiore fragilità individuabili nei lavoratori atipici, privi di ammortizzatori sociali, nelle attività commerciali ad elevata socialità, quali ristoranti e bar, in quelle ricettive, in quelle culturali, e più in generale in quelle di tipo produttivo artigianale, industriale, ecc. Questa più che una fase di ripartenza dovrà essere una fase prodromica ad un nuovo inizio capace di ristabilire il giusto equilibrio tra l’attuale modello di sviluppo economico, quello sociale e la tutela dell’ambiente.

Le attività della scuola primaria nella fase dell’emergenza

La sensazione è che attualmente vi siano state troppe disparità fra un istituto e l’altro poiché le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza stanno realmente funzionando solo in alcuni istituti, garantendo in questi ultimi casi delle vere lezioni online agli studenti (addirittura anche di educazione fisica). In molte realtà invece la didattica a distanza consiste unicamente nell’invio a mezzo posta elettronica di compiti che spesso si basano su schede fotografate con lo smartphone (di scarsa qualità e non sempre facilmente leggibili) o scritte dalle maestre. Difficilmente sono impiegati i libri di testo in dotazione agli studenti anche quando disponibili in formato elettronico.

Le spiegazioni orali dei docenti sono assenti o dell’ordine di pochi minuti e, in tal caso, vengono somministrate sotto forma di video. Questo materiale, a detta del personale docente, potrebbe essere fruito direttamente sugli smartphone senza la necessità di stamparlo. Considerazione condivisibile per la fase di gestione dell’emergenza ma poco realistica da realizzare per periodi medio-lunghi. Tale dispositivo, infatti, non è di certo lo strumento ideale per lo studio, è sufficiente considerare la difficoltà di leggere su uno schermo di ridotte dimensioni e la necessità della continua sorveglianza da parte dei genitori. A tutto questo si deve aggiungere che mancano assolutamente lezioni frontali, sia di ripasso che di spiegazione dei nuovi argomenti, confronto con gli studenti, interrogazioni. L’unico modo in cui i docenti riscontrano l’impegno e le eventuali difficoltà dei ragazzi è attraverso la restituzione dei compiti, che richiede un grande coinvolgimento delle famiglie nell’acquisizione degli stessi tramite foto o digitalizzazione con scanner di quaderni o schede. Come già accennato i genitori sono coinvolti in prima persona anche nel rendere accessibili ai ragazzi i materiali che arrivano via mail oltre che nel regolamentare il lavoro dei propri figli e nell’aiutarli nella fase di apprendimento. Laddove mancano tempo, volontà, attrezzature digitali e competenze linguistiche/culturali nei genitori i bambini restano inevitabilmente indietro. In presenza di una tale disparità tra studenti, è già implicito che questi mesi di scuola dovranno essere recuperati, vanificando così anche l’impegno di chi si è sforzato per stare al passo. Con un simile sistema i bambini sono demotivati, avrebbero bisogno di orari regolari, di un impegno costante, di un contatto visivo ed orale con i maestri ed i compagni, che solo delle vere lezioni online su apposite infrastrutture informatiche possono garantire. Avrebbero bisogno di essere coinvolti dalla scuola per qualche ora al giorno (almeno la mattina), direttamente dai maestri e non indirettamente dai genitori, che in molti casi sono già impegnati con il lavoro e fanno una gran fatica a seguire la didattica dei figli.

Le attività della scuola primaria nella fase 2

Data per scontata la non riapertura della scuola fino al termine dell’anno scolastico 2019/2020, ci sono varie incertezze anche sul ritorno a scuola a settembre, visto che le scuole sono considerate i luoghi di assembramento per eccellenza. Le classi, in particolare quelle con 25- 30 alunni per aula, non consentono di mantenere la distanza di sicurezza raccomandata dalle autorità sanitarie. La distanza di sicurezza non può essere realisticamente garantita nemmeno al momento dell’entrata e dell’uscita da scuola. Neanche l’ipotesi di sdoppiare le classi e fare i doppi turni sembra facilmente attuabile perché richiederebbe di raddoppiare il numero dei docenti o assegnare agli stessi un carico di lavoro straordinario. Infine, è poco realistico immaginare che le bambine e i bambini usino correttamente i dispositivi di protezione individuale e li indossino per tutto il tempo della scuola. A tal proposito, considerando che le mascherine chirurgiche possono essere indossate una sola volta, e mediamente costano circa 1,50 € ciascuna, sarebbe opportuno considerare anche il costo per le famiglie specie per quelle con maggiori difficoltà economiche.

Alcune proposte

A) Superare le difficoltà con i meno digitalizzati

Alla luce delle difficoltà incontrate e del lasso di tempo che abbiamo davanti prima della riapertura delle scuole ci si deve adoperare affinché la fase 2 possa permettere una reale implementazione della “smart school”, anche a livello di scuola primaria. La necessità più urgente (ma non sufficiente) è quindi quella di garantire dispositivi informatici e connettività a tutte le famiglie. Altrimenti si rischia di ritrovarsi a settembre con le medesime difficoltà operative già sperimentate nella situazione attuale. Relativamente a questo aspetto, infatti, è opportuno precisare che la fornitura di device messi a disposizione delle famiglie più bisognose con l’apprezzabile iniziativa della Fondazione Cartiro è risultata insufficiente per coprire il reale fabbisogno. Sarebbe pertanto auspicabile che gli istituti scolastici eseguissero una ricognizione per conoscere le reali dotazioni informatiche delle famiglie. Successivamente dovrebbe essere programmato uno specifico capitolo di spesa nel bilancio provinciale per sostenere economicamente le famiglie, nell’acquisto dei dispositivi elettronici e della connessione a internet, modulando gli incentivi su base ICEF. Oppure, in alternativa, valutare la possibilità di fornire tali dispositivi in comodato d’uso gratuito per un determinato periodo di tempo o se possibile a noleggio. 

B) Riorganizzazione degli spazi scolastici

A questa prima azione vi sarà poi la necessità di individuare opportune soluzioni che siano compatibili anche con le esigenze lavorative dei genitori. Una prima soluzione potrebbe prevedere l’impiego di aule, laboratori, o altre stanze normalmente non utilizzate in maniera continuativa, semmai opportunamente adattate, o di strutture prefabbricate esterne all’edificio scolastico (container) per suddividere le classi e garantire le distanze di sicurezza. In questo caso l’insegnante potrebbe fare lezione in un’aula e mettere in collegamento audio/video l’altra parte della classe sistemata in una diversa stanza. Per garantire il corretto svolgimento della lezione e la gestione delle opportune interazioni a distanza con l’insegnate, l’aula in collegamento audio/video richiederebbe però, oltre all’installazione dell’idonea apparecchiatura, la presenza di personale aggiuntivo per la sorveglianza/assistenza. 

C) Attività didattica articolata in modalità tradizionale e a distanza

Qualora per questioni logistiche, strutturali o di personale tale soluzione non risulti percorribile si potrebbe programmare una presenza in aula degli alunni a settimane alterne, con un primo gruppo di 10-12 alunni presente la prima settimana (opportunamente distanziati per banchi alterni) ed un secondo che segue l’attività dell’aula da casa tramite i propri dispositivi elettronici e può interagire con l’aula. La settimana successiva i due gruppi si dovrebbero invertire in modo tale da dare a tutti l’opportunità di avere almeno un contatto diretto con gli insegnanti. Quest’ultima soluzione peraltro è più difficile da attuare nei casi in cui entrambi i genitori siano impegnati al lavoro.

Colonie e centri diurni estivi

Altro elemento fonte di preoccupazione per i genitori che lavorano riguarda il periodo estivo ed in particolare la possibile sospensione delle colone diurne estive attualmente sovvenzionate con i buoni di servizi erogati dalla Provincia autonoma di Trento. Recentemente a livello provinciale si è ipotizzato di mettere a disposizione delle famiglie delle baby-sitter e di sostenere i costi con i buoni di servizio. Per favorire le importanti forme di socialità, di gioco e di educazione della bambine e dei bambini sarebbe però auspicabile valutare di mantenere la formula delle colonie diurne estive, che svolgendo principalmente l’attività all’aperto e quindi in condizioni di maggior sicurezza rispetto agli spazi chiusi, dovrebbero essere programmate con gruppi più piccoli. In tal caso vi sarebbero da coprire i maggiori costi per l’aumento degli educatori e per l’organizzazione più articolata delle attività.

Altri settori in elaborazione (turismo, musei, politiche giovanili, sport, ambiente…)

Mario Airoldi
Luisa Filippi
Fabrizio Gerola
Andrea Miorandi
Luigino Pellegrini
Nicola Simoncelli